Il Territorio2020-05-12T18:41:28+01:00

IL TERRITORIO

ingresso al borgo di Tufo da una delle porte di accesso medievali

Addentrandosi nell’entroterra della Campania, l’Irpinia è un terra complessa ed unica, uno scenario di forte suggestione, difficile e allo stesso tempo generoso, che racchiude in sé una geografia che ha permesso nel corso dei secoli la produzione di vini d’eccellenza. L’Irpinia è costituita quasi per metà da montagne e dal rimanente da colline.
La presenza appenninica porta perciò, in questa parte della regione, ad un clima quasi continentale, con inverni molto rigidi e decise escursioni termiche tra giorno e notte anche in piena estate, che determinano in maniera diretta la qualità dei nostri pregiati vini.
I terreni che ricoprono questa parte di Campania sono ricchi e variegati, costituiti principalmente da calcare, marne ed argille in superficie; arricchiti dall’apporto delle ceneri e delle pomici delle eruzioni vulcaniche.
Da più di tre secoli le Cantine di Marzo hanno saputo valorizzare coi propri vigneti le particolari virtù e singolarità della nostra provincia e dei vitigni autoctoni sapientemente protetti dall’invasione dei vitigni non campani, molto più produttivi e redditizi.
Nella Valle del Sabato, posta a confine tra i territori delle province di Benevento e Avellino, Tufo rappresenta perciò la capitale del Greco, dove, oltre ai suggestivi vigneti è possibile toccare con mano la storia che ha attraversato questa parte spesso dimenticata della Campania.

Tufo era dunque un fortilizio strategicamente importante a difesa dell’una o dell’altra città, secondo i padroni del momento, longobardi, e normanni in primis.

vista sul borgo di Tufo

La tracce più evidenti del passato longobardo di Tufo sono rappresentate dalla presenza della chiesa rupestre dedicata a San Michele Arcangelo, uno dei più importanti siti di culto longobardo al di fuori della città di Benevento.

affresco di San Michele Arcangelo, Patrono di Tufo

Si tratta di una grotta scavata nella roccia tufacea attraversata anticamente da un torrente dalle acque ritenute miracolose e che ha lasciato i segni del suo scorrere sul pavimento in pietra. Ogni anno, l’8 maggio, a Tufo, in occasione dei festeggiamenti del santo patrono del paese, gli abitanti del paese mettono in scena la rappresentazione sacra dell’Opera di San Michele, che racconta la cacciata degli angeli ribelli dal Paradiso, operata da San Michele Arcangelo.

Nella parte più alta del borgo di Tufo si erge il Castello Normanno, un imponente edificio situato sulla collina rocciosa del paese e dominante sulla valle sottostante. La struttura si sviluppa su una piante irregolare intorno ad un cortile interno. Nonostante il degrado e le trasformazioni subite nel
corso dell’ultimo secolo è ancora possibile ammirare tre bellissime torri cilindriche e le cortine murarie perimetrali intermedie.
La dominazione normanna fu seguita da quella angioina e da quella aragonese che ampliarono ulteriormente le dimensioni e le funzioni della struttura. Ma il castello conobbe il massimo splendore quando fu abitato dalla famiglia dei del Tufo, nobili di origine normanna che presero proprio il nome dal paese. Nonostante i gravi danni subiti dal borgo medioevale di Tufo nel corso dei secoli da parte dei numerosi eventi sismici, l’assetto urbano del paese conserva ancora pressoché intatte le caratteristiche medievali, con la parte signorile sulla sommità del paese e con le strade secondarie che conducono tutte verso la piazza principale dove sorge la Chiesa Madre di Santa Maria Assunta.

Tufo, foto della piazza Umberto primo

Nella parte bassa del paese, lungo la sponda destra del fiume Sabato troviamo quindi l’antico edificio delle Miniere di zolfo della famiglia di Marzo.

tavola delle Miniere di Zolfo

L’edificio è stato progettato per essere un monumento ed una fabbrica al tempo stesso, e rappresenta un prezioso e raro esempio di archeologia industriale nel sud Italia. La struttura è nota anche col nome di “Mulino Giardino”, per la presenza in passato di un mulino di trasformazione dello zolfo e di un giardino e un orto botanico, voluto proprio dalla famiglia di Marzo, che rendevano meno pesante il lavoro e l’aria più respirabile, oltre che essere immerso nel verde integrato completamente nell’ambiente circostante. Era una struttura completamente autosufficiente, ove lavoravano minatori, falegnami, fabbri, meccanici, elettricisti; offrendo lavoro a più di 300 persone. Attorno alle Miniere di Zolfo questa parte d’Irpinia conobbe un importante periodo di sviluppo sociale ed economico. Purtroppo l’industria dello zolfo ha conosciuto un periodo di crisi a partire dagli anni ‘60 del ‘900, determinando la definitiva chiusura dell’azienda nel 1983.

Lo stabilimento ora è patrimonio pubblico.

Le miniere di zolfo della famiglia di Marzo a Tufo